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Attività di gestione e conservazione

L’AMP, nell’esercizio delle sue funzioni di gestione e conservazione dell’ambiente marino,
realizza costantemente attività di monitoraggio e ricerca scientifica, in prima linea o in
collaborazione con Università, Enti di ricerca, Associazioni e Imprese.

 

Mappatura dei fondali dell’area marina

Nel 2018 lo stato delle biocenosi presenti sui fondali dell’area marina è stato monitorato,
grazie alla collaborazione con l’Università di Sassari, attraverso l'uso integrato di diverse metodologie (sonar a scansione laterale, ROV e droni). Le mappe di grande dettaglio così ottenute sono state confrontate con quelle pregresse (datate 2008) allo scopo di valutare l’evoluzione (cambiamento, miglioramento o regressione) dello stato delle biocenosi.

 

Monitoraggio della pesca professionale e sportiva

Dal 2012, l’area marina, in collaborazione con i pescatori ed enti di ricerca, come il
CoNiSMa, verifica, attraverso questionari, interviste, analisi dei libretti di cattura e
misurazioni dirette del pescato, lo stato delle risorse ittiche all’interno delle sue acque.
Verificare i trend di prelievo della pesca professionale e ricreativa e lo stato della risorsa è
fondamentale per adeguare la gestione e anticipare situazioni di rischio per la biodiversità.
Inoltre, nel 2019, l’Università di Sassari si è occupata di analizzare la filiera della pesca
professionale dal punto di vista socio-economico, fornendo dati preziosi per la
regolamentazione della pesca e la sua concertazione con il comparto.

 

Progetto “A Pesca del Rifiuto” P.O. FEAMP 2014-2020 misura 1.40

Il progetto “A pesca del Rifiuto”, finanziato dal programma Europea “FEAMP - Fondo
Europeo per gli Affari Marittimi e la Pesca” nasce dall’esigenza di liberare i fondali marini
da attrezzi da pesca abbandonati e rifiuti, salvaguardando così la biodiversità. Il progetto si
avvale della collaborazione preziosa di imprese private e pescatori, che mappano,
segnalano e raccolgono, coordinati dal personale tecnico dell’area marina, i rifiuti sui
fondali. Componente importante del progetto è quella educativa, attraverso campagne
mirate di sensibilizzazione rivolte a studenti e grande pubblico.

 

Monitoraggio delle comunità ittiche

Accanto alle attività di monitoraggio del pescato, i tecnici dell’area marina, in
collaborazione con enti di ricerca e imprese private, monitorano la comunità ittica tramite
metodologie standard (Underwater Visual Census) e impiego di sistemi remoti di
monitoraggio video (BRUV). L’analisi dei dati raccolti, interfacciati con quelli relativi alla
pesca, consente di verificare le fluttuazioni della comunità ittica, naturali o indotte dalle
attività antropiche.

 

Monitoraggio del riccio di mare

Il riccio di mare Paracentrotus lividus è uno dei principali erbivori delle zone costiere
superficiali del Mediterraneo e rappresenta un importante target per la pesca, per il
consumo delle sue gonadi. Negli ultimi anni le popolazioni di P. lividus hanno mostrato un
declino su ampia scala. In Sardegna, nonostante il prelievo di questa specie sia
disciplinato annualmente da un decreto regionale, lo sfruttamento degli stock risulta
considerevole, a causa del continuo aumento della domanda.

Allo scopo di monitorare lo stato della risorsa, e disciplinarne conseguentemente la pesca,
la popolazione di riccio di mare è oggetto di monitoraggio da anni, anche grazie alla
collaborazione con l’Università di Sassari. A seguito del monitoraggio eseguito nel 2019,
che ha evidenziato un calo medio superiore all’80% degli individui, l’AMP ha deciso di
interdire la pesca nelle sue acque e ha iniziato un percorso di interlocuzione con i molti
soggetti coinvolti, Amministrazioni locali e regionali, enti di ricerca e pescatori, allo scopo
di individuare soluzioni innovative che possano portare a un ripopolamento del riccio di
mare.

 

Monitoraggio di habitat e specie in Direttiva 92/43 CE

L’area marina protetta, in qualità di gestore della porzione marina del Sito di Importanza
Comunitaria ITB010042, attraverso finanziamenti specifici del Ministero dell’Ambiente e
della Regione Sardegna, promuove studi e monitoraggi riguardanti specie e habitat di
rilevante interesse conservazionistico, e per questo inseriti in speciali liste redatte dalla
Comunità Europea. Negli ultimi anni, in collaborazione con varie Università sono stati
monitorati la prateria a Posidonia (Posidonion oceanicae), la Patella gigante (Patella
ferruginea), la Nacchera (Pinna nobilis) che è stata colpita recentemente da una grave
moria di massa di origine epidemica.

Attualmente, in collaborazione con l’ISPRA, si stanno monitorando tramite censimenti in
loco e con apparecchiature GPS di ultimissima generazione, le popolazioni di berta
maggiore, berta minore, uccello delle tempeste nidificanti nelle falesie.

 

Studio dei paesaggi sonori e Osservatorio della Biodiversità

Nel 2019, l’area marina ha attivato una collaborazione con l’organizzazione di ricerca
scientifica MareTerra Onlus allo scopo di realizzare un monitoraggio dei paesaggi sonori
sottomarini dell'area marina, attraverso sistemi remoti di raccolta video e suoni. Lo studio dei paesaggi sonori, cioè di tutti gli elementi ambientali, biologici e antropici che
caratterizzano l’ambiente acustico sommerso, è un campo di ricerca recente e in grande
sviluppo. Esso è fondamentale non solo per caratterizzare la biodiversità, ma anche per
monitorare il rumore di origine antropica, in ottemperanza alle richieste della Marine
Strategy Europea. I dati raccolti sono inoltre fruibili presso la mostra interattiva realizzata
nella Torre di San Giacomo, sede dell’Osservatorio della Biodiversità.

 

Monitoraggio del tursiope (Tursiops truncatus)

Le acque dell’area marina sono abitate da una popolazione residente di tursiopi (Tursiops
truncatus), il delfino più comune nelle acque costiere del Mediterraneo. Grazie alla collaborazione tra l’area marina e l’organizzazione di ricerca scientifica MareTerra Onlus,
la presenza e la distribuzione della specie è oggetto di monitoraggio da anni, allo scopo di
mantenere il buono stato di conservazione della popolazione, valutare e ridurre l’impatto
delle attività antropiche.

 

Rete Regionale Conservazione Fauna Marina

L’Area Marina Protetta fa parte della Rete Regionale per la Conservazione della Fauna
Marina, insieme a molti altri partner:

La Regione Autonoma della Sardegna con la Direzione Generale della Difesa
dell’Ambiente
Il Servizio Tutela della Natura e Politiche Forestali e la Direzione Generale del Corpo
Forestale e di Vigilanza Ambientale
Le Capitanerie di Porto
La Guardia Costiera con le Direzioni Marittime di Cagliari e Olbia
La Stazione Zoologica Anton Dohrn di Napoli
I Parchi Nazionali “Arcipelago di La Maddalena” e “Isola dell’Asinara”
Le Aree Marine Protette “Tavolara - Capo Coda Cavallo”, “Penisola del Sinis - Isola di Mal
di Ventre” e “Capo Carbonara”
Il Comune di Pula in collaborazione con il Centro Recupero Cetacei e Tartarughe marine
‘Laguna di Nora’.

La Rete Regionale per la Conservazione della Fauna Marina nasce con la stipula di un
Protocollo di Intesa nel 2009, realizzato per far fronte al calo numerico di tartarughe e
mammiferi marini registrato nel Mar Mediterraneo. La Rete ha il compito di predisporre
centri con adeguate attrezzature e personale specializzato, che possano intervenire in
caso di spiaggiamento di animali marini in difficoltà, nel soccorso e riabilitazione e nel
controllo dei siti di nidificazione delle tartarughe marine.

L’area marina interviene prontamente in caso di spiaggiamenti di delfini e altri mammiferi
marini, nel recupero di tartarughe morte o che necessitano di soccorso e nel caso di
segnalazioni in mare di animali in difficoltà. Inoltre, presso la Torre di San Giacomo ad
Alghero è allestito il Centro di Recupero e Primo Soccorso Tartarughe Marine, dotato delle
attrezzature necessarie e delle vasche per il primo intervento.

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