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«Il parco deve diventare azienda»

Il progetto del presidente dell´oasi di Porto Conte Usai


ALGHERO. «Il parco non può continuare a rappresentare in via esclusiva un museo ambientale ma deve diventare un´azienda, capace di produrre, di favorire gli investimenti e migliorare quindi l´offerta dei servizi». La tesi è sostenuta da Antonello Usai, presidente dell´area protetta di Porto Conte, secondo il quale la capacità di autosostentamento deve essere un obiettivo primario. È evidente che la prima condizione perchè gli obiettivi di Usai possano essere almeno inquadrati per una successiva fase operativa è quella di poter disporre di un piano di sviluppo del parco. «Il nuovo direttore dottor Angelo Gazale - precisa il presidente - è al lavoro per una prima stesura di questo atto programmatorio». I ragionamenti che si fanno per valorizzare economicamente la capacità produttiva del parco sono tanti: punti di ristoro, ricettività leggera, accordi con le imprese alberghiere per azioni in sinergia legate alle visite guidate, la filiera dei prodotti del parco, con relativo marchio di qualità, le possibili attività nautiche (canoa e pesca, osservazione degli uccelli) nello stagno del Calick, tante e diverse ipotesi che hanno bisogno di essere concretizzate. «Abbiamo anche oggettivi problemi di proprietà di impianti esistenti all´interno del parco - aggiunge Antonello Usai - come nel caso delle Prigionette, la struttura in cima a Punta Giglio dalla quale si gode lo straordinario e mozzafiato panorama del golfo - che è ancora di proprietà del Ministero della Difesa». Usai riferisce che sull´argomento si sta registrando l´interessamento del sottosegretario alla Difesa, Giuseppe Cossiga. «La particolare collocazione di quella vecchia struttura, riordinata e resa funzionale - aggiunge - potrebbe avere utilizzi diversificati con rilevanti ricadute anche di natura economica». Ma nonostante la straordinaria offerta ambientale, nel parco si vivono anche tensioni proprio di tipo ambientale. «È il caso dello stagno del Calich - segnala Usai - le cui potenzialità sono piuttosto consistenti, anche sotto l´aspetto della produttività peschiera, ma che continua a essere al centro di immissioni di acque provenienti dagli affluenti sulla cui qualità e controllo c´è molto da obiettare». La laguna alla periferia della città soffre inoltre da tempo anche di problemi di interramento a causa dei detriti che provengono da monte. Ora nello stagno si risversano anche le acque dell´impianto di depurazione della zona industriale di San Marco. Usai teme qualche deriva: «Stiamo attenti a non compromettere questa ricchezza».


(Gianni Olandi)

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