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L’eccezionale nidificazione del falco pescatore a Porto Conte suscita l’interesse degli esperti.

A Casa Gioiosa ieri seminario tecnico per discutere le migliori strategie per la gestione presente e futura della specie. Dopo l’eccezionale avvistamento e successiva nidificazione dell’avvoltoio capovaccaio e quella recentissima del falco pescatore avvenute l’estate appena trascorsa, il Parco regionale di Porto Conte e l’area marina protetta Capo Caccia – isola Piana diventano un caso di studio e ricerca sull’avifauna marina nel Mediterraneo occidentale.

Il Parco regionale di Porto Conte e l’Area marina protetta Capo Caccia – isola Piana chiamano a Casa Gioiosa i migliori esperti nazionali e internazionali per studiare le migliori strategie di gestione presente e futura per la conservazione del falco pescatore. La recente nidificazione assolutamente spontanea di una coppia di falchi pescatori è un evento assolutamente eccezionale che ha acceso i riflettori su Porto Conte. Riflettori già accesi peraltro dall’altrettanto recentissimo avvistamento e successiva nidificazione dell’avvoltoio capovaccaio, anche questo evento assolutamente straordinario nel panorama italiano. Due eventi che portano le aree protette algheresi nell’elité dei parchi più biodiversi nell’ambito dell’avifauna marina.

Ieri a Casa Gioiosa erano presenti il presidente del Parco nazionale dell’arcipelago toscano nonché presidente di Federparchi Giampiero Sammuri che, oltre ad essere un punto di riferimento dei parchi italiani, è ornitologo e studioso da quasi vent’anni del falco pescatore, e tra i protagonisti della reintroduzione in Toscana del rapace pescatore. Oltre a lui in collegamento da remoto hanno partecipato Jean Marie Dominici del Parco regionale della Corsica, un punto di riferimento internazionale per la gestione del falco pescatore nell’area del Mediterraneo occidentale.

Presenti inoltre, il riferimento apicale per l’area dell’avifauna migratrice dell’Istituto superiore per la ricerca e protezione ambientale Fernando Spina. E’ stata quindi l’occasione per tracciare l’esperienza italiana e corsa nella gestione della specie, ma anche raccontare cosa negli anni ha comunque fatto il Parco regionale di Porto Conte per favorire il ritorno alla nidificazione del falco pescatore, grazie ad uno specifico progetto dai costi ridottissimi avviato già dal 2012. Erano presenti anche il direttore del Parco nazionale dell’Asinara Vittorio Gazale, già direttore del Parco di Porto Conte all’epoca dell’avvio del primo progetto di gestione del falco pescatore. Dopo i saluti del presidente del Parco di Porto Conte Raimondo Tilloca, a coordinare i lavori il direttore Mariano Mariani che ha poi formalmente insediato il neo tavolo tecnico interistituzionale che dovrà lavorare ad un progetto di ampio respiro che consenta quindi di creare nuove condizioni ambientali per la crescita delle riproduzioni e far si che, da specie estivante, il falco pescatore ritorni ad essere a pieno titolo nidificante.

“Questi due eventi eccezionali del 2020 con due riproduzioni concluse con successo sue due specie fino ad oggi solo di passaggio in Sardegna testimoniano semmai ci fosse bisogno che Porto Conte e Capo Caccia possiedono un ruolo di non poco conto nel panorama conservazionistico dell’avifauna migratrice-ha riferito il direttore Mariano Mariani- non possiamo dunque sottrarci alla responsabilità di continuare a garantire le migliori condizioni affinchè queste specie possano continuare a fare casa nel nord ovest della Sardegna ed insieme ai partner corsi, toscani e i colleghi del vicino parco nazionale dell’Asinara dobbiamo creare una triangolazione virtuosa in questo particolare momento storico.” Nel corso dell’incontro sono state illustrate anche le migliori tecniche di monitoraggio che oggi grazie alla tecnologia si possono mettere in campo per garantire sorveglianza sugli areali di riproduzione e mitigare i disturbi antropici. Tra le curiosità che sono emerse nel seminario c’è senz’altro quella del maschio di falco pescatore che si è riprodotto a Porto Conte. Ebbene lo stesso esemplare da giovane pullo era stato salvato in Corsica perché caduto dal nido, grazie al costante monitoraggio nella riserva di Scandola. E grazie a quel salvataggio e successivo inanellamento si è potuti arrivare all’evento riproduttivo in Sardegna.

Disponibili riprese integrali del seminario all’indirizzo: https://youtu.be/htVOg4CZ0lo

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